mercoledì 16 maggio 2007

Il mio amico "Morello"


In un paese di nemmeno cinquemila anime a circa quaranta chilometri da Roma, non c'è mai tanto per svagarsi, figuriamoci in quei poveri anni subito dopo la fine della guerra. Finito l'anno scolastico, oltre i soliti calci ad un pallone, i bambini più fortunati come me perchè figli di un impiegato dello Stato, aspettavano solo il mese di luglio o agosto per andare un mese in quelle che allora si chiamavano colonie. Ero già stato a Ostia, poi a
Caprarola, e a Senigallia, e ci sarei tornato ancora quell'anno e l'anno dopo,
e infine sarei andato a Imst in Austria. In attesa che arrivasse agosto per partire avevo preso l'abitudine di andare in bicicletta a trovare mio padre al lavoro, a sei o sette chilometri dal paese. Sinceramente non sò che cosa facesse di preciso, ma dove lavorava c'erano migliaia di cavalli di proprietà dello Stato, e siccome a me piacevano da morire ci passavo giornate intere. E' tuttora un posto magnifico, solo che ora al posto dei cavalli ci sono i carri armati che fanno le esercitazioni. A quei tempi invece venivano a girare molti film dove c'èrano battaglie con molti cavalli. Uno su tutti "Guerra e pace".
Durante la notte i cavalli erano alloggiati in stalle che chiamavano padiglioni (ci sono tuttora), e il giorno erano liberi di scorrazzare per quei prati bellissimi.
Un giorno èro seduto sul bordo di uno dei tanti fontanili che erano sparsi un pò dappertutto per abbeverare i cavalli, quando si avvicina un bel puledro. Era di un marrone molto scuro con coda e criniera nerissimi.
Era stupendo. Mentre beveva ho iniziato ad accarezzarlo e lui ogni tanto girava la testa per guardarmi. Senza volere comincio a parlare con lui che finito di bere invece di allontanarsi rimane lì a sentirmi parlare. E' stato un colpo di fulmine. Sceso dal fontanile, inizio a camminare e lui mi viene dietro passo passo. Incomincio a correre, e lui che mi corre dietro. Così passo un pò di tempo a giocare fino a chè devo tornare a casa.
Il giorno dopo riparto in bicicletta con zainetto e panini, ma lungo la strada mi fermo a raccogliere un pò di carrube che sapevo piacere molto ai cavalli, solo che appena arrivato non riuscivo a trovare il "mio" Morello, nome che avevo pensato di dargli. Dopo aver salutato mio padre, mi avvicino al fontanile del giorno prima, e poco dopo arriva lui. Bellissimo. Inizio così a dargli qualche carruba che vedo gradisce molto e accarezzarlo e parlargli. E' andata avanti così per parecchi giorni, lui che ormai mi aspettava tutte le mattine che gli portassi le carrube, fino al giorno che mi sono deciso. Devo montarlo. Sapevo che mio padre èra contrario perchè pensava mi facessi male, ma ormai èro deciso, così una mattina piano piano l'ho portato vicino ad un altro fontanile che èra più distante dai padiglioni in modo che mio padre non mi vedesse. Mentre continuo ad accarezzarlo, cerco di spingerlo il più vicino possibile al fontanile in modo da salire sul bordo per salirgli in groppa. E' stata la sensazione più bella che avessi mai avuto. Lui non si è scomposto minimamente, anche perchè erano tutti cavalli abituati a essere cavalcati. Aggrappato alla criniera, ho iniziato con i talloni a spronarlo un pò e lui tranquillamente si è messo a camminare. Non mi sembrava vero. In quel momento sento la voce allarmata di mio padre che mi urla "scendi subito che ti rompi l'osso del collo", ma io ormai non sentivo più niente talmente èro felice. Col passare dei giorni andava sempre meglio. Mio padre si èra rassegnato, e io e Morello andavamo sempre più d'accordo fino a cominciare a fare piccole galoppate, e poi a correre. Con i consigli di un collega di mio padre, ho imparato a cavalcare a pelo benissimo.
Purtroppo come tutte le cose belle, finì tutto quella splendida estate, perchè pochi mesi dopo mio padre venne trasferito a lavorare a Roma, e qualche anno dopo ci trasferimmo tutta la famiglia.
Non ho più saputo niente di Morello, e non ho più avuto occasione di montare un cavallo, ma penso che specialmente per un bambino di dieci anni sia la cosa più bella che potesse capitargli. Per me è stato così. Più avanti con gli anni ho sempre continuato ad amare i cavalli, ma soprattutto a giocare alle corse dei cavalli, il chè mi è costato anche qualche soldino.

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