lunedì 2 settembre 2013

L'essiccatore al lavoro.....


Sua Maestà il RE. Trinidad Moruga Scorpion,
Red, Yellow, e Chocolate.
i ViceRE, Bhut Jolokja e Seven Pod
Alcuni Principi, FATALII e RED SAVINA
6 dei tanti Habanero
I Cortigiani

lunedì 19 agosto 2013

Alcuni Gioielli...... Super Piccanti





Piante da 8 a 20€

mercoledì 24 luglio 2013

Il primo Moruga maturo del 2013,
un'ARMA LETALE....






domenica 21 luglio 2013

Alcuni prezzi

Habanero con frutti in vaso da vivaista 10 €

Moruga in vaso definitivi 18 €

Habanero in piena maturazione in vaso definitivo 15 €
Le piante di peperoncini sia in vasi piccoli che grandi, sono TUTTE invasate con terriccio Professionale 4 Stagioni, e (per quanto ho constatato) non necessitano di concimi. Le piante, come si può vedere, sono molto fruttifere, e alcune in piena maturazione.


sabato 20 luglio 2013

Da lunedì 22, su questo blog si potrà ammirare la mia produzione 2013 dei più piccanti peperoncini al mondo. Ciao

giovedì 5 giugno 2008

Oreste in blog

Visitare il blog "Oreste in blog"
WWW.ORESTE23.BLOGSPOT.COM

lunedì 17 marzo 2008

Nicol


Ai voglia a mangiare peperoncini......ha ha ha ha

mercoledì 10 ottobre 2007

Una bella lampuga

Come vi avevo raccontato ieri, l'esperienza di mercoledì mi è servita il giorno dopo. Sono partito con coffa, una seppia e sarde. A una decina di metri d'acqua ho iniziato a calare la coffa con ami grandi, ma l'ho tagliata dopo il tredicesimo amo perchè avevo paura che il mare si muovesse e non mi dava il tempo per recuperarla. A quel punto mi sono messo una mezza ora a seppie, ma visto che non c'èra niente me ne sono tornato a terra. Circa una oretta dopo sono andato a recuperare la coffa e ho trovato una bella lampuga e altri due ami che avevo innescato con pezzi di seppia erano spariti. Facile pensare che vi erano rimasti degli sgombri e la "bestia" se li è pappati, ami compresi. Il problema è stato tirarla a bordo, in quanto la lampuga per sua natura tende a nascondersi sotto piattaforme e qualsiasi cosa che la ripari. Infatti quando è stata a portata di retino, ha iniziato a dimenarsi e andare sotto il gommone e sbattere continuamente. Avendo visto che il grosso amo gli usciva dal labbro inferiore, mi sono messo un pò paura al pensiero che potesse bucarmi lo scafo, ma comunque sono riuscito a tirarla a bordo. Mi è servito di lezione, perchè la prossima volta la trascino a riva con tutta la coffa.

lunedì 8 ottobre 2007

Un'altra esperienza.

Le seppie cari amici ancora non si avvicinano, e allora bisogna adattarsi a quello che passa il convento.
Mercoledì come al solito sono uscito con il mio gommoncino per vedere come stavano le cose, ma dopo un'oretta a provare a seppie mi sono stufato e volevo rientrare. Poi mi sono ricordato che mi ero portato dietro un polipetto e allora ho pensato di fare un pò di traina, ma avevo tutti i terminali d'acciaio già montati con gli artificiali e non sapevo come montare il polipo. Cercando ho trovato un amo da 1 ricurvo e così ho improvvisato una montatura. Ho legato ad una boa un bracciolo di circa due metri con il polipetto, anche se l'amo non era adatto in quanto era troppo piccolo, ho legato alla boa un filo di circa venti metri legato ad un'altra boa che era sul gommone e mi sono messo a scarroccio. Dopo una buona mezza ora (stavo quasi per andarmene), la boa che era in mare incomincia a muoversi in continuazione fino a sparire sott'acqua. Nello stesso tempo, la boa che era sul gommone finisce in mare. Con il mezzomarinaio la aggancio subito e inizio a recuperare il filaccione, ma nello stesso tempo avevo paura di tirare troppo e perdere la preda, e così ho iniziato piano piano, ma dopo tre o quatro minuti sento il filo lento e nello stesso tempo vedo la boa che era affondata uscire dall'acqua come un proiettile. Avevo perso la bestia. Mi ha restituito il polipetto intatto. Evidentemente lo ha quasi ingoiato e poi sputato fuori perchè la punta dell'amo (ricurva) era conficcata nel polipo e così non si è allamata. Il tutto però mi è serito per il giorno dopo per prendere una bellissima lampuga, ma questo ve lo racconto più tardi perchè ora non ho tempo. Ciao

venerdì 8 giugno 2007

Dove mi trovo

A tutti quelli che mi scrivono che vogliono vernire a trovarmi in spiaggia, mi trovo a Tor San Lorenzo, sulla litoranea Ostia-Anzio, circa trecento metri dopo il Km24, c'è prima il consorzio Marina piccola, poi La vela bianca, e dopo una ventina di metri c'è una piccola viuzza che scende verso il mare, è Via dei Biffi. In fondo alla via e cioè alla fine ci sono io. Da tener presente che di solito vado a mare la mattina presto e rimango fino alle 11,30 massimo, e il pomeriggio dopo le 16,30 fino alle 19,00 circa. Comunque se c'è parcheggiata un cesso di macchina che corrisponde ad una Fiat Tempra S.W. di colore grigio scuro, è segno che o sono lì in spiaggia, oppure sono in mare. Per ogni evenienza, chi vuole può richiedermi il numero del cellulare e glie lo farò avere. Ciao a tutti.

mercoledì 6 giugno 2007

Seppie alla Oreste

Ingredienti per 4 persone:
4 seppie medie pulite e tagliate in quattro, 4 patate affettate finemente, 2 acciughe dissalate e deliscate tagliate a pezzetti, una decina di pomodorini pachino o piccadilly tagliati in pezzi, pangrattato, piccoli pezzettini di aglio, prezzemolo, rosmarino, olio, sale, pepe a piacere, mezzo bicchiere di vino bianco secco.
In una pirofila mettere un pò di olio, preparare un letto con la metà delle patate affettate, salare e mettere qualche fogliolina di rosmarino, quindi adagiare le seppie tagliate con la parte concava verso l'alto, mettere in ogni pezzo di seppia dei pezzetti di acciuga pomodorini aglio e prezzemolo e una bella spolverata di pangrattato, quindi coprire con l'altra metà delle patate. Un'altra spruzzatina di olio, sale, pepe e qualche fogliolina di rosmarino. Spruzzare il vino e infornare per 25 minuti a 180-200 gradi. Accompagnare con un buon rosè a 8-10 gradi. Una goduria.
Buon appetito.
email
oldblackeagle@geimm.it

Parliamo di seppie

Pescare seppie non è poi molto difficile, il problema è quante se ne vogliono prendere. Fino a qualche anno fà ritornare con dieci, quindici seppie era, almeno per me, aver fatto una buona pesca, ora sinceramente prenderne così mi sembra non aver pescato quasi niente. Ovviamente parlo del periodo migliore, ovvero, dai primi di ottobre a metà novembre, perchè si avvicinano fino ad appena un metro di acqua, tanto che si riesce a pescarle anche da terra. Poi fino a marzo si prendono ancora, di meno e un pò più lontano, ma molto più grandi. Vediamo come.
Innanzi tutto per prenderne tante occorrono cinque fattori importanti. Vediamoli.
1) mare molto calmo, 2) acqua chiarissima in modo che la seppia vede la preda anche da lontano, 3) leggero vento di scirocco (preferibile) o di maestrale, in modo da essere scarrocciati trasversalmente e non da terra al largo o viceversa, 4) totanare con la corona di ami più lunghi di quelli normali, così difficilmente si staccano (ottime quelle giapponesi anche se costano parecchio rispetto alle altre), 5) filaccione da 0,50-0,60 con un piombo da 35-50 grammi. Come vedete non ho messo il retino, perchè per me nel periodo migliore, quando ce ne sono molte, non conviene perdere tempo e perciò conviene tirarle in barca direttamente, anche se ogni tanto si rimedia qualche spruzzata di nero, ma ne vale la pena, e non ho messo la canna, perchè con il filaccione in mano, si sentone molto di più quando cercano di agganciare la totanara. Vorrei aggiungere anche l'importanza dei colori delle totanare, perchè la mattina presto pescano molto di più le verdi, poi durante la giornata bisognerebbe cambiarle. Io per per non sbagliarmi e non perdere tempo, pesco con due filaccioni con due totanare per ognuno e con colori tutti diversi, e posso assicurarvi che molto spesso ne aggancio due da una parte e due dall'altra.

mercoledì 16 maggio 2007

Il mio amico "Morello"


In un paese di nemmeno cinquemila anime a circa quaranta chilometri da Roma, non c'è mai tanto per svagarsi, figuriamoci in quei poveri anni subito dopo la fine della guerra. Finito l'anno scolastico, oltre i soliti calci ad un pallone, i bambini più fortunati come me perchè figli di un impiegato dello Stato, aspettavano solo il mese di luglio o agosto per andare un mese in quelle che allora si chiamavano colonie. Ero già stato a Ostia, poi a
Caprarola, e a Senigallia, e ci sarei tornato ancora quell'anno e l'anno dopo,
e infine sarei andato a Imst in Austria. In attesa che arrivasse agosto per partire avevo preso l'abitudine di andare in bicicletta a trovare mio padre al lavoro, a sei o sette chilometri dal paese. Sinceramente non sò che cosa facesse di preciso, ma dove lavorava c'erano migliaia di cavalli di proprietà dello Stato, e siccome a me piacevano da morire ci passavo giornate intere. E' tuttora un posto magnifico, solo che ora al posto dei cavalli ci sono i carri armati che fanno le esercitazioni. A quei tempi invece venivano a girare molti film dove c'èrano battaglie con molti cavalli. Uno su tutti "Guerra e pace".
Durante la notte i cavalli erano alloggiati in stalle che chiamavano padiglioni (ci sono tuttora), e il giorno erano liberi di scorrazzare per quei prati bellissimi.
Un giorno èro seduto sul bordo di uno dei tanti fontanili che erano sparsi un pò dappertutto per abbeverare i cavalli, quando si avvicina un bel puledro. Era di un marrone molto scuro con coda e criniera nerissimi.
Era stupendo. Mentre beveva ho iniziato ad accarezzarlo e lui ogni tanto girava la testa per guardarmi. Senza volere comincio a parlare con lui che finito di bere invece di allontanarsi rimane lì a sentirmi parlare. E' stato un colpo di fulmine. Sceso dal fontanile, inizio a camminare e lui mi viene dietro passo passo. Incomincio a correre, e lui che mi corre dietro. Così passo un pò di tempo a giocare fino a chè devo tornare a casa.
Il giorno dopo riparto in bicicletta con zainetto e panini, ma lungo la strada mi fermo a raccogliere un pò di carrube che sapevo piacere molto ai cavalli, solo che appena arrivato non riuscivo a trovare il "mio" Morello, nome che avevo pensato di dargli. Dopo aver salutato mio padre, mi avvicino al fontanile del giorno prima, e poco dopo arriva lui. Bellissimo. Inizio così a dargli qualche carruba che vedo gradisce molto e accarezzarlo e parlargli. E' andata avanti così per parecchi giorni, lui che ormai mi aspettava tutte le mattine che gli portassi le carrube, fino al giorno che mi sono deciso. Devo montarlo. Sapevo che mio padre èra contrario perchè pensava mi facessi male, ma ormai èro deciso, così una mattina piano piano l'ho portato vicino ad un altro fontanile che èra più distante dai padiglioni in modo che mio padre non mi vedesse. Mentre continuo ad accarezzarlo, cerco di spingerlo il più vicino possibile al fontanile in modo da salire sul bordo per salirgli in groppa. E' stata la sensazione più bella che avessi mai avuto. Lui non si è scomposto minimamente, anche perchè erano tutti cavalli abituati a essere cavalcati. Aggrappato alla criniera, ho iniziato con i talloni a spronarlo un pò e lui tranquillamente si è messo a camminare. Non mi sembrava vero. In quel momento sento la voce allarmata di mio padre che mi urla "scendi subito che ti rompi l'osso del collo", ma io ormai non sentivo più niente talmente èro felice. Col passare dei giorni andava sempre meglio. Mio padre si èra rassegnato, e io e Morello andavamo sempre più d'accordo fino a cominciare a fare piccole galoppate, e poi a correre. Con i consigli di un collega di mio padre, ho imparato a cavalcare a pelo benissimo.
Purtroppo come tutte le cose belle, finì tutto quella splendida estate, perchè pochi mesi dopo mio padre venne trasferito a lavorare a Roma, e qualche anno dopo ci trasferimmo tutta la famiglia.
Non ho più saputo niente di Morello, e non ho più avuto occasione di montare un cavallo, ma penso che specialmente per un bambino di dieci anni sia la cosa più bella che potesse capitargli. Per me è stato così. Più avanti con gli anni ho sempre continuato ad amare i cavalli, ma soprattutto a giocare alle corse dei cavalli, il chè mi è costato anche qualche soldino.

martedì 15 maggio 2007

Una poesia

Strano, vagare nella nebbia!
E' solo ogni cespuglio ed ogni pietra,
nè gli alberi si scorgono tra loro,
ognuno è solo.

Pieno di amici mi appariva il mondo
quando èra la mia vita ancora chiara,
adesso che la nebbia cala
non ne vedo più alcuno.

Saggio non è nessuno
che non conosca il buio
che lieve ed implacabile
lo separa da tutti.

Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è solitudine.
Nessun essere conosce l'altro
ognuno è solo.

Hermann Hesse

venerdì 11 maggio 2007

Una nottata a totani

Avevamo inziato da poco la nostra solita partita di scopone scientifico all'Hotel Lido di Mortelle, io e Umberto, un messinese con un sacco di soldi, contro Angelo e Armando, un molisano (il gestore dell'albergo)e un meranese. Due veri mostri dello scopone, quando arriva il fratello di Umberto, Otello e gli dice se vuole andare con lui a pesca di totani, in quanto la serata è ideale. Luna nuova, mare calmo, leggera brezza. Non fanno in tempo a dirmi se mi voglio aggregare che sono già in piedi, essendo venerdì e il giorno dopo non si lavora. Il tempo di adare a prendere una felpa e in un quarto d'ora siamo pronti a partire. A dire il vero ero anche un pò stanco, perchè dalla mattina alle quattro che mi ero alzato, e alle cinque, all'alba, eravamo partiti in elecottero per andare a fare delle foto urgenti sul tracciato dell'autostrada che stavamo costruendo, e al ritorno in camera oscura per tutto il pomeriggio per sviluppare e stampare le foto.
Erano circa le dieci di sera, e il bel gozzo aspettava solo noi. Tutta l'attrezzatura era gia a bordo, perciò in cinque minuti eravamo in mare. Rotta verso nord e avanti tutta. Durante il viaggio intanto Umberto mi spiegava come si pescavano i totani. Dopo quasi un'ora ci siamo fermati, era buio pesto, tranne la piccola lampada accesa in barca e le luci di posizione. Otello cala una cima con un peso per misurare la profodità, ma dice che non và e ci spostiamo. Così per quattro volte fino a che cala l'ancora e dice che il posto va bene. Intanto era passata un'altra mezzora buona. Appena ancorati, Otello accende le due lampare (che oggi non si possono più usare), e prepara le totanare. Per me era la prima volta e devo dire che non pensavo fosse così entusiasmante. Otello si mette a poppa, e io e Umerto a prora a due metri uno dall'altro. Agganciata la totanara alla lenza, (che altro non era che un semplice filaccione da 0,40) e passata sotto la luce della lampara per renderla fosforescente caliamo. Sembrava non arrivare mai in fondo, anche perchè eravamo a circa quaranta metri di profondità. Ora con le lampare accese, intorno alla barca c'èra talmente tanta luce che si riusciva a vedere per parecchi metri sotto. Il tempo che la lenza tocca il fondo e sento subito una forte toccata. La solita fortuna dei principianti. A quel punto Umberto mi dice di iniziare a recuperare piano ma continuo e così fino a quando vedo un totano bellissimo che continua a salire dietro la totanara. A circa cinquanta centimetri dal pelo dell'acqua lascio per un attimo la lenza in modo che scenda di colpo, e nell'attimo che il totano si avvinghia alla totanara dò un piccolo strappo e tiro in barca la preda. Quello però che non avevo previsto è stata la doccia che mi ha fatto quando è uscito dall'acqua e allo stesso tempo le risate dei due fratelli. Ora avevo capito perchè anche se non faceva freddo, loro indossavano delle incerate che dopo hanno dato anche a me.
Alle cinque di mattino siamo venuti via solo perchè ormai stava facendo giorno, e non vi dico quanti totani abbiamo preso. Non sapevamo dove metterli. Erano dappertutto. Nei secchi, nelle buste di plastica e gettati sul fondo della barca. Che notte!
Mi sono reso conto di quanti ne avevo portati a casa solo un paio di giorni dopo, perchè chiunque vicino di casa che incontravo, mi ringraziava per i totani che mia moglie gli aveva regalato. Che pescata ragazzi. E quando mi ricapita. Se ne avete occasione non perdetela, perchè posso assicurarvi che è una esperienza unica. Come quella al pesce spada, ma questa è un'altra storia.

mercoledì 9 maggio 2007

Una ricetta velocissima

Spaghettini alle alici arrabbiate

Ingredienti:
spaghettini secondo le persone
6 alici salate
mezzo bicchiere di olio d'olivo
mezzo bicchiere di vino bianco
una decina di olive nere
200 g. di pomodorini pachino
uno spicchio d'aglio
una fettina di cipolla
peperoncino molto piccante
pecorino

Mettere intanto a bollore l'cqua per la pasta.
In un tegame mettere l'olio, aglio, cipolla, peperoncino e far soffriggere.
Quando l'olio è ben caldo aggiungere le alici lavate deliscate e fatte a pezzetti.
Togliere aglio e cipolla non appena iniziano a dorarsi e aggiungere il vino piano piano in modo che non prenda fuoco.
Appena evaporato un pò il vino, aggiungere i pomodorini e le olive e far cuocere una decina di minuti.
Scolare la pasta un minuto prima della cottura, gettatela nel tegame con una manciata di pecorino e saltatela per il minuto di cottura che è rimasto.
Servire con un buon bianco corposo.

Buon appetito

venerdì 4 maggio 2007


Un giorno in mare

Un pò di cultura

ER PORCO E ER SOMARO

Una mattina un povero Somaro, ner vedè un
Porco amico annà ar macello, sbottò in un
pianto e disse:-Addio, fratello: nun se
vedremo più, nun c'è riparo!- Bisogna esse
filosofo, bisogna:- je rispose er Porco- via,
nun fà lo scemo, chè forse un giorno se
ritroveremo in quarche mortadella de Bologna.
Trilussa.